Non dimenticare chi sei e da dove vieni

Questa foto mi piace tanto perché mi ricorda chi sono e da dove vengo. Avevo una telecamera piccolissima e un cavalletto grande il quadruplo, pesantissimo.
La telecamera sarebbe durata ancora poco e rimpiazzata da una comprata grazie a una colletta dei miei amici e del mio moroso Gabri (oggi marito) per il mio compleanno.
Avevo ‘sto taglio alla Rihanna e i vestiti comprati al discount…e, diciamocelo, mi vestivo proprio de’ medda! ?
Ma avevo la fissa di dover dimostrare prima la competenza rispetto a valorizzarmi fisicamente, che poi è una cazzata perché puoi fare entrambe le cose.
Quando ho iniziato a lavorare in tv non conoscevo praticamente nessuno, non avevo un contatto nel settore.
Mio padre e mia mamma l’avevano presa decisamente bene: “Ma che ci vai a fare in tv, ti mangiano, tu mica sei scafata. Fai l’insegnante come tua mamma o l’avvocato o il medico”.
Non ci fu verso. Da brava acquario, so’ de coccio.
Comunque partii piuttosto bene, con gente che riferiva al regista commenti del tipo: “Questa non dura un anno”.
Però aveva ragione mio padre, ero dannatamente sensibile. Quello che mio padre non sapeva era che tale aspetto mi avrebbe anche aiutato un botto! All’inizio la gente partiva con le solite frasi: “Giornalisti, siete dei privilegiati, raccontate solo menzogne”. Dopo 15 minuti, però, si aprivano completamente con me ed era meraviglioso. Dal deputato, al venditore di kebab, al disoccupato. Andavo dovunque, a qualsiasi ora. A volte tornavo con gli stivali pieni di fango, altri coi calzini zuppi d’acqua. La passione e l’entusiasmo superavano ogni cosa! Ho mantenuto i contatti con buona parte delle persone conosciute sul campo, alcuni me li ricordo agli inizi della carriera politica. Si capiva subito avrebbero fatto strada.
Sono fortunata perché la passione per la comunicazione non è mai cessata; anzi, ogni giorno cresce.
Il mondo cambia in fretta: quando ho iniziato ero una delle poche con telecamerina al seguito, che si faceva riprese e montaggi da sola (dopo il Franky e Omare, ovviamente). Qualcuno un po’ storceva il naso, ma di necessità virtù!
Non potrò mai guardare gli altri dall’alto in basso e ritengo che la collaborazione tra colleghi sia fondamentale (lo impari ancora di più quando sai che significa restare senza lavoro per un periodo). Rimango sempre male quando mi accorgo che questo principio deontologico non viene rispettato da tutti. Mi ricordo ancora di quando, per fare un favore a degli amici, inoltrai un comunicato a un sito del Centro Italia. Il tipo mi disse subito che lui non aveva spazio per quelle cose, che riceveva milioni di comunicati. Scherzando gli risposi che non era la sagra della carota, ma un evento di interesse nazionale a carattere scientifico (e non una marchetta). Mi ricordo ancora la risposta: “Ma chi ti credi di essere? Vola basso. Avrò il piacere di cestinare tutti i comunicati che in futuro mi manderai”.
L’evento non uscì sul sito di cui era responsabile, in compenso fu pubblicato da tutte le maggiori testate nazionali.
Una cosa però vorrei dirtela, un giorno: potrai avere un gran successo e una posizione prestigiosa, ma non denigrare mai la “sagra della carota” perché nella vita non puoi mai sapere: dalle stelle alle stalle è un attimo.
E comunque, io, il tuo comunicato sulla “sagra della carota” lo pubblicherei lo stesso, perché sarò una ragazza della provincia, che tu reputi inferiore, ma non dimenticherò mai dove sono cresciuta professionalmente:
in mezzo alla gente. Per strada.
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