Fabio Volo e la sua “voglia di Vivere”

Una gran voglia di vivere.
Sto per finire l’ultimo libro di Fabio Volo che mi è stato consigliato. All’inizio non sapevo se comprarlo, se facesse al caso mio. Sono in piena fase muse degli artisti e donne di spicco dimenticate, amori travagliati e trattati di psicoterapia. Comunque, visto che il mio testo su Jung non era ancora arrivato, l’ho preso. La copertina è obiettivamente molto bella, a me attira tutto ciò che ha qualcosa di rosso. Devo ammettere che anche la fluidità e immediatezza di scrittura di Fabio mi sono piaciute e ho notato una certa maturità ed evoluzione nelle sue storie. Partendo dall’amore idealizzato, alla coppia sposata, alla crisi di coppia. Sarei curiosa di chiedergli: la prossima tappa quale sarà, Fabio? Comunque il libro mi ha stimolato una riflessione sulla comunicazione: Anna e Marco si allontanano perché non riescono a comunicarsi emozioni e sentimenti, forse perché hanno paura di ferire l’altro. Anche se i sentimenti ci sono, l’altro non conosce le paure e i momenti di buio vissuti, in cui non si è sentito compreso. La frase di Anna: “Sono stanca, è come se avessi finito le forze e la voglia di lottare. Soprattutto sono stanca di me, di come sono in questa relazione. Non mi piaccio per niente” ne è un chiaro esempio. Marco, dal canto suo, si stupisce della Anna che vede rapportarsi al mondo: “È sempre stato così, le persone con lei si aprono in maniera naturale, le confessano cose intime dopo pochi minuti”. Quindi, cos’è l’amore? Esiste un unico modo di amare? Esiste l’amore giusto, perfetto? La frase più bella del libro per me è: “Sai, chi ti ama ti cambia”. La percepisco non nel perdere la propria essenza, sarebbe gravissimo, ma nel condividere un’evoluzione, nel compensarsi. Per me l’amore non è “pisciare il proprio albero e mostrarlo agli occhi del mondo” e i social sono diventati un po’ questo. L’amore non è fatto di foto sorridenti e cuori su Facebook, perché non è validato dall’approvazione esterna. Non serve una foto per avere qualcuno nel cuore. Non ho mai sentito la necessità di “pisciare pubblicamente gli alberi per me importanti”, sarà che l’ho sempre percepito come una dimostrazione di inconscia insicurezza nei confronti dei sentimenti dell’altro o della relazione, sarà che non mi piacerebbe lo facessero con me, perché il senso del possesso è qualcosa che mi fa inorridire (Fox direbbe che dipende dal fatto che sia Acquario?). Per me l’amore è sudore, fatica, è cercare di andare oltre la superficie, in profondità, scovare la luce e il buio dell’altro ed aiutarlo a migliorarsi.

L’amore non può essere a senso unico, non vi sarebbe alcuna crescita, alcuna scoperta. Quando solo uno dei due rema, si arriva al disamore. Eppure ci possono essere momenti in cui uno rema perché l’altro non ne ha le forze ed anche questo è amore. Al di là di queste riflessioni, rifuggo dalle definizioni. Alcuni pensano che amare sia ripiegarsi nella coppia e quando si fidanzano tagliano i contatti con il mondo. Credo invece che, ogni forma di Amore, sia importante nel momento in cui faccia emergere i talenti dell’altro. Amare non è dire sempre ciò che l’altro si aspetta, perché sarebbe diventare ciò che l’altro vuole, indossare una maschera che non potrà essere mantenuta per sempre. Io, con le persone che ho amato di più (e intendo anche amici, perché l’amicizia è una forma di amore), mi sono, a volte, scannata, ma sono ancora qui, con me. Perché l’amore non si dimostra nel breve periodo e solo a parole, ma coi fatti.

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