Ho imparato che quando gli altri ti guardano come fossi pazzo non è poi così negativo perché vuol dire che stai sperimentando qualcosa di nuovo. E io non sono mai riuscita a percorrere strade già battute, a dire la cosa giusta al momento giusto, a seguire a priori il vento del momento.
Da anni parlo dell’importanza dell’autenticità, della necessità di abbattere il culto della perfezione apparente (non solo fisica) veicolata, spesso, dalla televisione e, sempre, dai social.
Credo nella creazione di reti, nell’etica, nella sostenibilità. Da una società coesa dipende la tenuta del sistema e si deve ragionare in prospettiva per non mettere poi le “toppe” agli errori del passato.
Credo nella cultura come esperienza arricchente, ma vicina alle persone, non autoreferenziale e solo per taluni.
Credo in chi ci mette la faccia, perché è certo che prima o poi sbaglierà, ma non si sarà tirato indietro.
Per tutte queste ragioni, la prossima storia del mio podcast è quella di Arisa. Di lei sappiamo già molto, ma amo il suo essere senza filtri.
Ho provato sulla mia pelle che la trasparenza viene confusa spesso, per assurdo, con mancanza di genuinità. È per questo che tanti ragazzi e ragazze come me, come noi, si chiudono al mondo o cercano di imitare modelli considerati vincenti, ma che non li rappresentano.
Quello che desidero fortemente è che possano trarre dal mio podcast e da ogni strumento utile la motivazione per andare avanti, anche controcorrente: è ciò che cerco di ricordare a me stessa ogni giorno.
Arisa è l’ottavo episodio de “L’incantesimo del bruco”.
Alla prossima e, come sempre, attendo le vostre riflessioni.
Un abbraccio virtuale,
la vostra Annalisa