Filomena Pucci: da autrice televisiva a scrittrice. Quando una scelta cambia la vita

Filomena Pucci è nata a Tivoli, ha studiato a Parigi, è domiciliata a Roma. E’ un’ex autrice televisiva momentaneamente pentita. Vista la confusione tra quello che faceva e quello che voleva fare, ha optato per una pausa di riflessione. Decisione che, senza una casa di proprietà, un fidanzato ricco o un conto in banca milionario è una gran follia. Filomena, però, non è folle e, anziché imparare a dire sì quando avrebbe voluto dire no, ha deciso di farcela da sola.

Per sbarcare il lunario le capita di mettere la sua vita in un trolley e dirigersi dall’amica che, a turno, la ospiterà. Possiede ormai i mazzi delle tre case che frequenta con più assiduità e pure quelle di un negozio.

Nel frattempo ha scritto un film e cominciato a pubblicare su riviste settimanali i suoi racconti e alcune interviste sul Corriere della Sera. Il 9 dicembre 2014 ha pubblicato il suo primo libro Appassionate.

Ecco cosa mi ha raccontato in questa intervista per il blog “Una mamma per reporter”:

Hai lavorato per dieci anni come autrice televisiva. Un giorno hai deciso di lasciare tutto. Perché? Cosa ti mancava?

FILOMENA:  La consapevolezza che non sarei riuscita ad esprimere quello che volevo dire nel modo in cui desideravo. Ho lavorato per Mediaset, Rai, Sky, con Maurizio Costanzo, per Real Time, per Discovery Channel. Altre persone si sarebbero sentite realizzate, ma a me mancava qualcosa. Ovviamente quando ho deciso di lasciare tutto i miei genitori mi hanno preso per pazza, i miei amici erano perplessi, i colleghi di lavoro nel corso del tempo sono spariti. La solitudine non è stata sempre facile da gestire. Vi era chi mi consigliava di inviare ugualmente curricula, ma non lo facevo.

Per tanto tempo sei rimasta su un divano, quello di casa tua, senza avere la forza di lanciarti in una nuova avventura. Cosa ha significato per te quel periodo?

FILOMENA: Ho passato due anni a riflettere su cosa fare. Ero una donna assolutamente inserita in un contesto lavorativo che aveva scelto di andare altrove. Ero uscita dalla macchina identitaria. Ho deciso di ritrovare me stessa, di ascoltare il mio cuore e scrivere “Appassionate”. Ho scelto di prendermi le mie responsabilità. Prima, però, c’è stato tanto divano. Guardavo moltissimi video di Ted, eventi che valorizzano idee specifiche che diventano fonte d’ispirazione per molti. In quel periodo ho percepito tutta la mia solitudine, ma, al tempo stesso, la mia potenza. Ho capito che in me avrei trovato i mezzi per andare avanti e superare le incertezze. Spesso ho messo in discussione le mie scelte, ma tutte le cellule del mio corpo rifiutavano di tornare indietro.

Come nasce un’impresa di donne?

FILOMENA:  L’impresa al femminile è un fenomeno mondiale, secondo me siamo davanti a una trasformazione antropologica. Le donne hanno un profondo senso di responsabilità nei confronti di se stesse e del mondo. Cura, cuore, coraggio: quelle che ho conosciuto sono accomunate da questi tre elementi. La complessità è il loro punto di forza.

Quali sono state le difficoltà nel pubblicare un libro come il tuo, “Appassionate”, basato proprio sulle storie raccolte?

FILOMENA: Ho percorso 6000 chilometri per raccoglierle in tutta Italia. Ho incrociato per tre mesi i dati con Unioncamere e Istat, al fine di recuperare le informazioni. Dopo queste ricerche avevo gli elementi scientifici per credere nell’urgenza del mio lavoro. Il progetto c’era e dovevo finanziarlo. Una casa editrice molto grande aveva letto i primi due capitoli ed espresso un giudizio molto lusinghiero. Ero a un passo dal traguardo, ma poi sono spariti. Fortunatamente mi ero messa in discussione anche con il crowdfunding. E’ andata bene. Mi sono data dei tempi di pubblicazione e ho fatto uscire l’e-book che poi si è trasformato in cartaceo. A seguire è nato anche il sito di “Appassionate” prodotto da una società in Svizzera.

Quale storia ti ha colpito maggiormente?

FILOMENA: In realtà una delle ultime, quella di Fabia Gozzo, una scienziata e imprenditrice italiana conosciuta a Bruxelles che ha fatto della sua visione del mondo un progetto concreto. La prima ad utilizzare la luce al sincrotrone per analizzare le particelle di prodotti farmaceutici. Fabia è una donna estremamente generosa che non chiede ai propri dipendenti orari fissi perché ne percepisce le esigenze e testimonia quanto la passione per un mestiere preceda il guadagno e sia prioritaria.

Mi vengono in mente anche Daniela Ducato che, in Sardegna, usa lana di pecora per realizzare pannelli isolanti e Diva Tommei, una delle fondatrici della società che produce Lucy, il dispositivo robotico che insegue e riflette in casa la luce del sole.

Dai dati emerge che la percentuale maggiore di imprenditrici ha tra i 35 e i 54 anni, questo mi fa immaginare che prima fanno altro. Probabilmente cercano d’inserirsi in un mondo del lavoro che le vuole in un certo modo, oppure fanno una famiglia; insomma prima cercano di essere felici come è stato loro insegnato, poi si arrischiano ad essere felici alla loro maniera.

Quali sono i feedback delle persone che assistono ai tuoi seminari? Cosa si aspettano da te?

FILOMENA: Sono donne che stanno cercando un’idea, vogliono cambiare ma non ne hanno il coraggio oppure hanno paura di abbandonare una strada sicura. Alla fine degli incontri mi ringraziano per averle appassionate. “Appassionate” produce questo: è un libro che ti accende tramite le sue storie che impattano nella testa. Secondo la mia personale esperienza e quanto ho potuto vedere, non si comincia un’impresa quando le idee sono tutte chiare, prima bisogna mettere gli ingredienti sul tavolo.

Chiudiamo l’intervista con il filo conduttore del blog “Una mamma per reporter”: cos’è per te l’entusiasmo?

FILOMENA: L’entusiasmo è una reazione. La conseguenza di un sentire. In questo momento della mia vita ci sono delle cose che accetto di fare e altre che contesto con fermezza. Quello di cui sono consapevole e certa è che amo le parole. Amo sentirle, dirle, vederle scritte. L’ho sempre saputo, prima ancora di scrivere il reportage narrativo “Appassionate”, il viaggio di una donna che elabora la sua importante decisione e per farlo va a cercare donne che prima di lei avevano osato nell’impresa.

A 36 anni ho lasciato il mondo della televisione per inseguire il mio progetto e adesso “Appassionate” sarà un’impresa. E’ difficile essere femmine ma, al tempo stesso, bellissimo. La forma, la grazia, la bellezza, tutto ciò che abbiamo vissuto determina la nostra unicità.

  • [Photo Filomena: Margaux Pastor]
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